Set giapponese composto da due tazzine abbinate in ceramica smaltata e bottiglia tokkuri da sakè con pattern costituito da tipica smaltatura brillante con base nera e riflessi viola dorati. Una delle tecniche delle ceramiche di mino ware, proveniente dalla città di Toki (prefettura di Gifu). Tecnica che evidenzia l'irridescenza del colore metallico e la matericità al tatto.
In confezione di cartone.
Servizio da sake' giapponese - KURU ENAMERU 黒エナメル 🍶
Descrizione Articolo
- MATERIALE: ceramica
- TECNICA: manuale
- MISURE: bottiglia= 8,2 × 12,8 cm , cc 290 - Dimensioni della tazza: 6,6 × 3,5 cm 60 cc
- CONDIZIONI: nuovo
- PROVENIENZA: 🇯🇵 Giappone - Prefettura di Gifu
Storia del Sakè
Il sake è fatto prevalentemente con riso e acqua che interagiscono con microbi detti Koji‐kin (una muffa) e kobo (lievito di sake). Per fare il sake si usa solo riso altamente raffinato, che induce nella bevanda il caratteristico sapore.
I grani di riso del Sakamai sono più grandi e morbidi del comune riso e sono più costosi perché coltivati solo in certe aree e con tecniche più complesse. Oggigiorno si stanno sviluppando nuovi tipi di riso da sake, mentre il tipo classico sta conoscendo un periodo di rinascita in molte aree del Giappone. Nel 2010 i tipi di riso da sake coltivati in Giappone erano almeno novantacinque.
L'acqua è un elemento estremamente importante per la produzione del sake, perché i suoi minerali ne condizionano il sapore.
Ideale è l'acqua semidura, contenente meno ferro e manganese. Grazie alle abbondanti precipitazioni annuali (circa 1500 mm l'anno) e alla ricchezza di acque sotterranee di eccellente qualità e sempre disponibili, praticamente ogni angolo del Giappone si presta per la produzione di sake d'eccellenza.Il koji è il nome dato al riso cotto a vapore e spruzzato (coltivato) con muffa di koji. I suoi enzimi convertono l'amido di riso in zucchero, del quale il kobo (lievito) si alimenta.
Durante il processo di fermentazione, a convertire lo zucchero in alcol è un tipo particolare di lievito chiamato saccharomyces cerevisiae. Il suo nome latino e il corrispondente termine giapponese kobo significano entrambi "lievito madre".