Peso giapponese per scrittura - Gyorui 魚類
Antico e unico peso fermacarte in ghisa da utilizzare per evitare movimenti indesiderati della carta durante l'atto dell'esecuzione calligrafica. Realizzato in ghisa smaltata questa piccola scultura in metallo a fusione ritrae la sagoma di un simpatico pesce colorato augurante vitalità.
Realizzato come oggetto commemorativo per il tempio Mampukuji della città di Uji, come recita l'iscrizione sul lato. Il Manpuku-ji è il tempio principale della scuola Ōbaku del buddismo zen, dal nome del tempio Wanfu nel Fujian, in Cina
Da collezione.
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Peso giapponese per scrittura - Gyorui
Descrizione articolo
- MATERIALE: ghisa
- TECNICA: artigianale
- MISURE:11x5x2,5 cm. circa
- CONDIZIONI:ottime
- EPOCA:nni 40/50
- PROVENIENZA: Giappone - Uji
L'arte dello Shodo
L'arte dello Shodo
La calligrafia giapponese (in giapponese 書道, shodō) è una delle più conosciute e ammirate arti tradizionali del Giappone. Shodō significa letteralmente “via della scrittura”, ed è un’arte con una lunga storia alle spalle, praticata ancora oggi nelle scuole, dalle elementari alle università.
I valori alla base dello shodō sono semplicità, bellezza e connessione tra mente e corpo. L’arte della calligrafia giapponese fu introdotta dalla Cina nel 6° secolo. Inizialmente lo stile usato in Giappone era molto simile a quello cinese, poiché i calligrafi copiavano testi e poesie cinesi per imparare questa complicata arte della scrittura.
Durante il periodo Heian (794-1185) ci fu una svolta. Nonostante venissero usati i kanji, caratteri cinesi presi in prestito dalla Cina, in Giappone viene introdotto un nuovo alfabeto, il kana (inizialmente solo hiragana, il katakana verrà creato in seguito). Con questi nuovi caratteri la calligrafia cominciò a trasformarsi in un nuovo stile tutto giapponese.
L’arte shodō è legata alle pratiche del buddismo zen, e influenzata dalle sue idee e i suoi valori. La calligrafia giapponese, infatti, va al di là della semplice scrittura, o delle parole. Il vero segreto alla base dello shodō è l’unione tra mente e anima, e la capacità di scrivere col il cuore, senza il quale nulla avrebbe significato. Il calligrafo ha solo un tentativo per scrivere un carattere, dato che scrivendo il pennello non deve mai staccarsi dal foglio o dalla superficie. Per trasmettere un significato profondo, l’opera deve mostrare emozioni, personalità e passione dell’artista. Secondo la filosofia buddista, infatti, si dice che la via della scrittura sia parte del cammino verso l’illuminazione.
La calligrafia giapponese era praticata inizialmente dai monaci del buddismo zen. Il filosofo Nishida Kitaro diceva che la calligrafia zen si migliora soltanto con la pratica costante. Per scrivere, la mente deve essere libera, solo così i caratteri verranno fuori senza il minimo sforzo. Questa condizione mentale viene definita mushin (無心), che significa proprio “senza pensieri/a cuor leggero”. Quando si pratica la calligrafia bisognerebbe avere la mente “vuota”, libera da congetture o pensieri, per concentrarsi unicamente sul significato delle parole da scrivere.