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Immagine del redattoreSakurasan

Stasera Sushi寿司?

Aggiornamento: 25 ott 2021

Tutti a tavola: il Giappone vi aspetta!


Questo mese lo vogliamo dedicare ad uno dei piatti tipici della cucina nipponica. Il più famoso e apprezzato in tutto il mondo: il Sushi.

Il mondo della tavola si trasforma con i piatti materici e colorati, le bacchette, gli spiritosi poggia-bacchette hashioki e attrezzature per realizzarlo.

Dagli originali coltelli Tsubazo in acciaio al kit per la preparazione casalinga del sushi. Un prodotto "green" realizzato con profumato legno di Sugi, provvisto di stuoia Makisu in bamboo che può essere impiegato per la realizzazione di Makizushi [rotoli] e per hakozushi il sushi pressato tipico della zona di Osaka.

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E, se proprio a casa, non vi riesce perfetto, non vi resta che ordinarlo!



Il primo Sushi non si scorda mai!

A proposito di sushi ci viene in mente la prima volta che lo abbiamo assaggiato. Sono ormai passati quasi trent'anni ma l'episodio ci è rimasto particolarmente impresso. Non eravamo ancora sbarcati nella terra del Sol Levante che già avevamo voglia di testare questa meravigliosa cucina. Ma andiamo con ordine...

Avevo appena conosciuto la mia dolce metà, quando una sera mi invitò a cena fuori, ancora non abitavamo insieme. “Stasera ti porto al Giapponese” mi disse. “Ah, non l’ho mai provato”, dissi io. Ci voleva pero’ un abbigliamento adeguato, in quanto io, piu’ che jeans e polo non avevo. Da casa sua mi porto’ una giacca di Armani, uh che chic, con la quale mi sentivo però un po’ cretino e goffo. Odiavo le giacche. Il ristorante si chiamava “Kisho” in via Morosini a Milano. Dall’esterno un grosso ideogramma e porte a vetro fume’ , impossibile scorgere uno spillo all’interno. Nel silenzio più totale guardo negli occhi Dade e gli dico: “ Alla faccia del Giapponese, questi sono i prezzi degli immobili in vendita, non di piatti da mangiare”. I prezzi erano un tantino alti, allora preso dal panico, tirai fuori il portafoglio sguencio di buchi, in cotone, di quelli che la mamma lava in lavatrice, e frugai in cerca di qualche bella banconota da 100 milalire (c’erano ancora le lire). Centocinquanta mila era tutto quello che avevo, “bastano” dissi a Dade. Non riuscì nemmeno a rispondere quando all’improvviso si aprirono le porte a specchio e una cameriera in kimono si inchinò augurandoci il benvenuto. Immaginatevi la scena, io col portafoglio nella mano destra e i soldi nella sinistra, Dade intento a far finta di leggere il menù. Nà figura, altro che giacca di Armani. Mi uscì, pure, dalla bocca :”no scusi stavamo solo guardando, un attimo…” Le porte si richiusero e Dade , come al solito mi sgridò. Decisi ad entrare, ci avvicinammo e riecco la geishina inchinarsi farfugliando qualcosa in giapponese. Ci fa accomodare all’interno chiedendo a Dade posto seduto o alla Giapponese. Ebbe pietà di me e rispose seduto.

Sembrava la sala di attesa di un ospedale per ricchi; muri bianchi, pavimenti bianchi e pareti bianche. Una decina di tavoli in legno e sedie perfettamente squadrate anch’esse in legno. Tipo quelle da sedia elettrica senza i fili tra i piedi. Nessun oggetto sul tavolo, nessuna tovaglia. Ci sediamo e arriva un'altra geishina con una bottiglietta minuscola e due bicchierini. Pensavo che fosse come in gelateria quando ti portano il bicchiere d’acqua con il cucchiaino. Invece era una bevanda alcolica che sapeva di grappa, ma un po’ slavata. Dicesi sakè.

Ad un certo punto mi guardo intorno e c’erano solo giapponesi. Buon segno o cattivo segno? Alcuni di questi, come se fossero a casa loro, erano scalzi e facevano dei risucchi strani bevendo la zuppa. Il sakè era accompagnato da una ciotolina bianca che conteneva dei fagiolini verdi fumanti un po’ croccanti, anzi erano quasi come i piselli e si chiamano edamame. Buoni.

Dade sceglie anche per me, da un menù scritto con ideogrammi, da un lato, e in italiano dall’altro. Beh, la cena era squisita. Petto d’anatra arrosto steso su un letto d’erba cipollina, veramente suggestivo. Sott’aceti fosforescenti di radici vegetali (chiamati tsukemono), misto fritto di verdure e gamberi (tempura) leggerissimo, e finalmente lui, il sushi. Una bontà da gustare prima con gli occhi e poi con la bocca. E, dalla bocca arriva subito al cervello. Una favola, ne rimasi entusiasta. Un po’ meno del conto, ma pagò Dade, in fondo a che servono i fidanzati…..

Da quella sera in poi, divenne rigorosamente obbligatorio cucina giapponese almeno una volta alla settimana. Sono passati quasi 30 anni ed e’ ancora così.


Mata ne...alla prossima newsletter!

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