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Immagine del redattoreSakurasan

Speciale SAKE 酒

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Abbiamo tutti sentito parlare di Sakè, la bevanda alcolica giapponese, il vino realizzato dal riso che fa tanto felici i giapponesi nelle serate del venerdì e del sabato quando finalmente possono svagarsi senza l'ossessione di non arrivare in tempo al lavoro il giorno dopo.

Noi ne siamo ghiotti, e ci piace berlo caldo o freddo d'estate nei classici set composti da bottiglia tokkuri e bicchierini. Ma come si produce il sakè?

Siamo stati ospiti di una sake factory qualche anno fa e non solo ne siamo usciti al quanto alticci, ma ricchi di nozioni e scoperte che non avremmo immaginato. Per esempio abbiamo scoperto che è il connubio tra il tipo di riso e la qualità dell'acqua crea la grande differenza di sapore tra un sakè e l'altro.

Questo mese abbiamo così riprodotto in vetrina un tipico Izakaya, uno di quei ristorantini che offrono una vasta scelta di sakè oltre a piccoli piattini di accompagnamento. Il sakè, se li conosci, lo scegli dalla moltitudine di cartelli appesi più o meno in tutto il ristorante. Poi arriva lui, il protagonista che ti viene versato dolcemente in questi bicchierini realizzati a mano che, già solo loro, sono uno spettacolo da gustare con gli occhi. Mandi giù, tutto d'un fiato il contenuto e scopri un mondo...ma non esagerare..almeno dal lunedì al giovedì!

Il termine sake non significa altro che bevanda alcolica, anche se a seconda della diversa zona di produzione può assumere valenze diverse. In ogni caso, quello che noi in Occidente conosciamo come sake è il nihonshu, ossia il vino di riso, una bevanda alcolica ottenuta dalla fermentazione di riso, acqua e spore koji.

Questa particolare preparazione sembra risalire al III secolo a.C. (periodo Jomon), quando il riso cominciò ad essere coltivato in maniera piuttosto intensiva e una parte del raccolto veniva destinata alla fermentazione per produrre una bevanda alcolica e dal potere inebriante. Nel corso dei secoli, poi, le tecniche di produzione del sake furono migliorate di continuo, fino a renderlo praticamente uno tra i prodotti più consumati del Giappone. Durante la Seconda Guerra Mondiale, data la forte carenza di riso (che veniva destinato alla nutrizione del popolo), le fabbriche di sake cominciarono ad aumentare la dose di alcol aggiunto durante la produzione. Ecco perché tuttora è possibile distinguere due diverse tipologie di sake: il futsuu-shu (sake normale), prodotto con l’aggiunta di alcol alla fermentazione del riso, e il tokutei meishoshu (sake per occasioni speciali), la cui produzione non prevede l’aggiunta di alcol distillato, bensì il solo utilizzo del riso.

Abbiamo selezionato alcuni produttori che realizzano set in ceramica e porcellana ancora a mano e li dipingono riproponendo i temi classici nipponici.

Aito 愛陶 celebre manifattura della città di Seto, oppure quelli realizzati nella prefettura di Gifu sono solo alcuni esempi della produzione dedicata al sakè.


Sebbene si adattino anche per altre bevande come l'umeshu, il vino di prugna, o lo shochu il liquore di patate, nessuno ci vieta di utilizzarli con i nostri amari preferiti oppure metterli semplicemente in vista e ammirarli come soprammobili.

L'arte nella manifattura, le pennellate di colore e i pigmenti utilizzati rendono questi oggetti davvero unici!



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Matane, a presto!


E ricordate: "Bere fa Bene, ma con moderazione!"

I Sakurini

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